Cerco nel fumo dell'inverno
e nella tempesta del mare di Lampedusa,
l'urlo di morte dei fratelli neri
partiti dalla foresta d'Africa
e mai arrivati nel suolo della terra del sole.
La mia quotidiana sofferenza
e' scavata tra bestemmie
di operai senza lavoro,
laddove neppure Cristo è più onorato
e lì vorrei adagiarmi
per trovare la sola pietà, confusa
tra lacrime e povertà.
Che Dio ci perdoni:
ci perdoni della nostra sopravvivenza,
ci perdoni di sentirci fratelli,
ci perdoni l'ennesimo crimine umano,
ci perdoni di questa opulenza sfrenata,
ci perdoni nel vederti ancora pendente
...alla croce dell'universo.
Solo i Tuoi pensieri
possono ramificare in parti uguali
e nessuno può essere sradicato
dalle nostre tavole imbandite:
il nostro grano e vitigno
fioriscono per la carne di Tuo figlio.
E Tu, solo Tu, quintessenza del mondo
ci hai insegnato il cammino
nel frastuono del dolore ed hai
riempito la pienezza di questi versi:
et lechem hukaynu ten lonu ha yo
(dacci oggi il nostro pane quotidiano).
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