La storia di una lunga giornata
mi porta
stancamente a credere
nell’errante
cammino di un vagabondo
emisfero di
sensazioni morenti.
La rabbia sfiora
l’imponderabile sentenza
come la facciata
di un pianto materno
che s’aggrappa
nel seno muto
sopra un silenzio
disperso nei meandri
di una montagna
di pietra.
Questo non è un
sogno proibito
ma lo splendore
di orchidee e magnolie
di abeti e
platani di cipressi e agavi
abbracciati ed
uniti nella crudelta’
di due occhi
umani distesi nell’infinito
gli stessi occhi
sofferenti che vivono
nel raggio
d’amore di una luce notturna.
Oggi nel primo
canto di primavera
sento gli stormi
di uccelli venuti dal sud,
ascolto il loro
schiamazzo e canto mattutino
in cima al melo
ai tigli ai pini.
E’ possibile
almeno per un giorno
sentirsi
finalmente felici...gioiosi
osservare
il dolce dondolio flessuoso dei rami
guardare le vette
innevate come veli di spose
ascoltare il
respiro del vento nella voce di Dio..
e finalmente annusare l’alito d’amore del tuo corpo
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