Triste è il
racconto della nostra vita.
Astratte composizioni
restano appese
dentro una realta'
opaca, illimite,
simbionte di sillabe e manoscritti
cancellati dalla voce
dei ricordi.
Germogliano agonie sopra spirali di fumo.
Voci mendicanti si perdono nei cuori solitari,
mentre nella
valle di questo tormento
mi chiedo se
il confine del vivere
rinasce là dove i sogni s'infrangono dalla paura.
Il vagito della sera mi trasporta nei ricordi
lontani,
nell’ascolto di sensazioni finite,
nell’immenso riflesso di una luna morente.
Una recondita armonia dell’anima
diviene l’incanto della mia passione , del mio
vivere,
il desiderio di un tramonto che vive sulla tua
pelle.
Ti guardo assorto, rapito dai mille colori del tuo
sorriso
-un quadro di Monet che riecheggia nel tuo intimo-
il battito veloce di una palpebra dipinto in un rigo
di gioia.
Le dune di questa poetica
s’immortalano dentro le rime d'una lucida follia
ed il gioco insperato di un intreccio d'abbracci
restano solinghi nel tremore dei nostri sguardi.
Vorrei cullarti sulla giostra dei giorni futuri,
dedicarti un calore impetuoso che lievita nella
felicità,
rapire un sentimento per donarlo ad un’orizzonte
sconosciuto.
Ma tutto tace.
Siamo composti di solitudine.
Catene che pesano nel grembo
come il turbinio del vento
che spande silenzio nella notte.
L’oscura lucciola divorata dal buio
che disegna cristalli impazziti di luce.
Così remoti nello splendore dell'aurora,
Così persi dentro
una lacrima di luce.
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