Nei giorni di pioggia
stancamente affido i miei pensieri
ad un lento oscillare di un pendolo
nell'intimo gioco di remote ombre
e disadorne immagini dell'anima.
Ascolto l'immensità delle parole.
Fisso nell'istante della vita
gli accenti di una miseria d'amore,
mani di una madre che allatta
ed occhi allucinati dal folto dolore.
Nessuna coscienza umana
percorre questo limite impossibile,
e noi poveri cristi, carpiamo radici secche
dentro uno spaccato d'un mondo perverso
Siamo quelli che non conoscono il pane,
siamo quelli di maledette parate militari,
siamo quelli che raccontano tragiche agonie .
Mercanti di bestie.
Chini sulle macerie di queste morti
abbandoniamo il grido di paura
nello sconfinato deserto
e cattedrali d'infinita omertà.
Ecco cos'è la sorte.
Enigmi di vita dove la mediazione
resta immobile nell'approdo al mondo
e tutto si riversa lungo triangoli d'ombra.
Io coltivo la memoria fuggente
e la curva dell'orrore resta immutabile
un cammino senz'alcun colore
...l' esodo innocente dal suo dolore.
Poema che fa riflettere e lascia l'impronta. Buon pomeriggio Emilio!
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