Oltrepasso questo steccato della memoria
e mi rifugio
nell'estenuante preghiera
recitando
un antico rosario che brucia
nelle
mani nude della morte.
Resto appeso nei
vecchi ricordi.
Solitario m'adagio nel tremore notturno.
Cristalli di pianto scendono lenti
nel manto infinito
del destino
dopo una lenta agonia
che vibra nelle profondità dell’anima.
Ho cercato una sponda
per uscire da questa prepotenza,
ho provato a balzare nel giorno
e rischiarare le trame del buio,
ma tutto tace nell'intimo della vita.
La confusione dei miei pensieri
ha liberato numerosi demoni
radicati nelle viscere umane.
Li ho passati ad uno ad uno,
ho visto il loro volto,
ho scoperto il loro nome,
ho ascoltato la loro voce...
ed ho capito in quel momento
che Dio Onnipotente
mi aveva accolto nelle sue mani
Brulico emozioni nell'odierna
"pietas"
onnipresenza
misfatta di voci tremule
che impazza
nelle parole di questo poema,
un luminoso
vuoto che trascende nella carne
come un remoto
sentore di un lungo soliloquio
che di notte
mi appare solingo nelle tenebre.
Ed allora cosi’ è la
vita
chiusa nelle sue pupille lucenti,
così è la
vanagloria di noi assassini,
così è l’esodo
di corpi senz’alcun approdo,
così è il grido disperato nel silenzio di una stanza,
così è l'urlo di una partoriente senza letto,
...così è il gemito del condannato a morte.
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