Locandina dell'evento
durante la mia recensione
la recensione all'autore
foto di gruppo
lo scultore amico Claudio Michetti
l'amica attrice Daniela Agostini mentre legge un brano
pubblico dell'evento
l'amica giornalista Sabrina Cava
insieme l'autore Angelo Ferracuti
il trio con le amiche Daniela e Sabrina
buffet offerto dall'associazione locale
IL QUOTIDIANO. IT
Angelo Ferracuti ha presentato " Il costo della vita"
Acquasanta Terme | Storia di una tragedia operaia, l'ultima opera di Angelo Ferracuti edita da Einaudi.
di Sabrina Cava
Un intero borgo, quello di Cagnano di Acquasanta Terme ieri, venerdì 7 Febbraio ha partecipato presso l'Antico Frantoio Bellini, all’ evento organizzato dall' Associazione Villa Cagnano per il ciclo “dialoghi con l’autore”.
Un antico borgo quello di Cagnano che mi ha accolta ormai sul far della sera, con i suoi lampioncini accesi ad indicare un percorso antico e ben conservato.
Il silenzio rispettoso di chi nelle notti d’inverno gode del sano ritrovarsi intorno ad un camino in un circolo culturale.
Così il mio arrivo all’antico frantoio di proprietà dell’artista scultore Claudio Michetti, non senza l’emozione che sempre procura un luogo nuovo e sconosciuto.
L’occasione di quelle belle, importanti e impegnative. Un pubblico numeroso e scoprirò presto molto interessato c’è ad attendermi, perché bisogna dialogare con Angelo Ferracuti, giornalista de “Il Manifesto” prima ancora che scrittore.
La sua ultima opera letteraria dal titolo "Il costo della vita" – Storia di una tragedia operaia, edito da EINAUDI è infatti un libro reportage, scritto con la perizia dello scrittore ma con il modus operandi del giornalista.
La minuziosa ricerca delle fonti, l’ascolto delle tante testimonianze dirette delle persone, la visita dei luoghi, fanno di questo libro un’opera verità, scritta da uno ma corale.
Due ore intense e piene che non sono bastate a porre tutte le tante domande che la lettura forte, ricca, scorrevole, quanto mai vera ed evocativa suscita, ma più che sufficiente per instillare nell’ ascoltatore la voglia e il desiderio di leggere le pagine di Ferracuti e sapere tutto di questo grave fatto di cronaca che colpì l’intero Paese e in particolare la città di Ravenna.
Un reportage quello di Angelo Ferracuti che attraverso una storia del passato, la tragedia che nel 1987 scosse Ravenna e i suoi cantieri, quelli della Mecnavi, ci parla del presente più recente.
Il 13 marzo del 1987 infatti, tredici operai morirono asfissiati nelle stive di una nave, la Elisabetta Montanari. Il più anziano non ancora sessantenne, il più giovane appena diciottenne.
Il libro rende omaggio alle vittime nel modo più forte e più naturale, raccontandone la storia.
Il libro rende omaggio alle vittime nel modo più forte e più naturale, raccontandone la storia.
Con sguardo lucido e mai rassegnato, lo scrittore ricostruisce la vicenda che ventisette anni fa annunciava l’avvento di una nuova, nefasta idea del mondo: quella del liberismo sfrenato, in cui l’imperativo del profitto diventa assoluto e la vita umana un valore marginale.
La spregiudicatezza di certi padroni, protetti da poteri forti e la miseria allora come ora di chi per un lavoro è disposto ad accettarne anche uno precario, mal pagato e a condizioni disumane.
“Uomini morti come topi”, così l’allora Vescovo di Ravenna Mons. Ersilio Tonini tuonò dall’altare durante l’omelia funebre.
Ospite della serata l’attrice teatrale Daniela Agostini, sopraffina nel cogliere e drammatizzare alcuni brani del libro.
L’Incontro è stato inoltre arricchito dalla recensione puntuale del poeta scrittore Emilio Mercatili.
La serata si è conclusa con un momento di convivialità e un buffet offerto dall’Associazione e dall’Azienda Agricola biologica Vigneti Vallorani di Colli del Tronto.
Un mio grazie personale oltre che ad Angelo Ferracuti squisito interlocutore, va al Presidente dell’Associazione Villa Cagnano, sig. Ponzi Sante e all’amico Claudio Michetti che ha curato l’organizzazione dell’evento e mi ha chiamata a farne parte. Grazie
UNO STRALCIO DELLA MIA RECENSIONE
Insomma è la ricostruzione lucida del crepuscolo della vita della classe operaia, prima e delle loro famiglie, dopo. …a pagina 36 del libro c’è un passaggio emblematico, rispetto questo pensiero, dove parla Giacinto il Consigliere Regionale: ”Non riesco a liberarmi dal peso di questi morti, nostri poveri morti. La realtà nella sua crudezza fa male ed è come uno schiaffo in pieno viso. Ravenna , ma anche l’Emilia Romagna, il movimento operaio e sindacale , il piu’ forte d’Italia, hanno subito uno smacco, hanno mostrato le loro debolezze!”
La morale o chiave di lettura indurrebbe a pensare che malgrado tutto ciò, oggi più che mai è ragionevole pensare o affermare che ogni lavoro è sacro. Forse è così. Forse è vero.
Ma preme innanzitutto dire che il lavoro, su cui si fonda lo stato Italiano secondo l’art. 1, caposaldo della costituzione repubblicana, anziché porre lo stesso come fattore di benessere , di sviluppo, di autorealizzazione….si rileva causa difforme di sofferenze per i lavoratori, per loro le famiglie e per i cittadini e la collettività in generale.
Spesso, al danno corrisponde la beffa.
Le imprese sfuggono alle loro responsabilità in materia di prevenzione sui luoghi di lavoro, cercando di camuffare la realtà dei fatti ed, inoltre, i risarcimenti dei danni stessi risultano nella maggioranza dei casi incerti, ritardati e spesso insufficienti.
Rappresenta di per sé una spia drammaticamente accesa di un malessere diffuso dell’intera società, un’ ingiustizia..come nel caso della nave Elisabetta Montanari che pochi di noi sono disposti a tollerare. ..Tutto cio’ ci dimostra come dietro il trionfo mondiale del Capitalismo, dietro il suo ostentato sfoggio di tecnologie avanzate e sofisticate, si mascherano contraddizioni insostenibili, a cui si deve porre rimedio. La globalizzazione dei mercati, che sembrava dover garantire una ricchezza sommersa e diffusa, ha prodotto invece impietose disparità e si macchia ogni giorno del sangue degli ultimi, di tutti coloro che operano alla base sistematica del processo sociale e produttivo. "
LA POESIA DECLAMATA ALLA FINE DEL MIO INTERVENTO
dedicata agli operai della FINCANTIERI di ANCONA dal titolo:
IO DEVO LAVORARE
IO DEVO LAVORARE
Una vita respinge all'istante
il muto respiro di spettacoli
senza prove d'amore e fatti
materiali privi d'illusione.
Mi colpisce l'affanno del mondo
ancor di piu' mi colpisce
la precisione del tempo lungo
la sua girevole funzione
la' dove traghetta difformi voci
che fuoriescono dal fumo rovente
di mille saldatrici elettriche.
Spezzoni di lamiere e manufatti
-ingrigiti da questa pioggia-
restano appesi dentro vecchi opifici.
Ristagna nell'aria scura
l'ultimo singhiozzo proletario,
l'ultima tuta blu' che resiste
legata all'eterno filo spinato
di una croce insanguinata.
Malgrado la dannazione totale
di una globalita' morente
-imbandita sulla tavola del capitale-
ascolto nelle viscere del mare
l'ululato del potere che invade
ed uccide la nostre coscienze.
Nulla e' cambiato nell'universo
anche per te onesto "compagno"
l'orizzonte resta spento e opaco
mentre il vento sinistro
soffia ancora piu' forte sui fuochi
che presidiano nella notte
il vecchio cancello del molo.
Nessun commento:
Posta un commento