nella vanagloria della vita,
perso nell'angolo remoto
laddove la culla dei sogni
scioglie l'ultima neve d'inverno.
Ti ho cercato
solitario nel gemito
d'un vecchio lume ardente
disperso nell'incertezza
d'un amore appena sbocciato.
Figlio mio,
ti vorrei descrivere
questo strano senso di paura
cesellato nell' incertezza
di una lama che penetra
nel profondo groviglio
d' inerti respiri morenti.
Io saro' tuo padre.
Lo saro' nel dolore perpetuo
di composte parole
ferite dai loro stessi pensieri
Cosi' t'ho pensato
in una fredda notte
sotto un manto di stelle.
Nulla e’ valso nel tempo.
Soltanto un lento logorio dei ricordi
dispersi nelle spirali dell'anima.
Ora raccordo cristalli di pianto
che dolcemente accarezzano
i panni vitali d’una donna sola
e nulla separa l’inconscio umano
neppure la flebile luna argentata
che racconta la nostra storia
“pendant” di una sinfonia
di conchiglie e
licheni
persi nell’ascolto
di vagiti primordiali
e profumi di
salsedine.
Versi toccanti che fanno riflettere. Buona fine!
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