"Scrivere poesie non è difficile.Difficile è viverle.." Charles Bukowsky

lunedì 30 giugno 2014

Amanti notturni




Domina il lungo respiro
posto nell’epicentro
dei colori albastri dell’anima
mentre la fioritura di un ciliegio
s’ammanta della sua ombra
nel dolce meriggio di Giugno.

Cristallina è la voce del vento
- quintessenza di un dolce sorriso-
perso nel candore di una solitudine
che lentamente lacera
l’umile tela della nostra poverta’.

Domani riprendero’ con la vita
l’ennesimo dialogo interrotto nel tempo
una stanca e breve narrazione del cuore
che si fonde nell’abbraccio infinito
di due amanti nascosti nella notte.

giovedì 26 giugno 2014

Moon River





Forme irrangiungibili
di pensieri sono incisi
nell’almanacco della mia vita.
là dove scandiscono il passo sottile
delle memorie ormai trascorse.

Ascolto questa canzone soave
nel limbo di un respiro dell'anima.

“..Moon River wider than a mile..”

Note di una leggenda
narrata nella voce della notte.

Onda dell'anima
accavallata nel soffio del vento

Conchiglia d’amore
ripiena del tuo eco…

martedì 24 giugno 2014

Quando la notte



Quando la notte 
è fitta di silenzio, 
ho bisogno di toccarti 
e baciarti.
Tu non sai 
questa voglia matta
di danzare solo 
nel riflesso della luna.
Ma tutto svanisce 
là dove una luce
adorna i respiri
del nostro sepolcro.

lunedì 23 giugno 2014

Notte d'amore




Tu mi narravi storie d'amore
nelle lunghe notti insonni,
mentre il palpito del cuore
riaccendeva la fiamma
nella folta spirale umana.

Nulla era stato cosi' perfetto.

Come perfetto era il respiro
di parole e pensieri latenti
intrecciati nell'eros del sogno, 
microcosmi di fotogrammi
persi nei meandri dell'anima.

Ora, tutto tace 
nel buio di questa stanza.

Pulviscoli d'oro
si fondono lentamente 
nei  colori solenni
d'un tramonto estivo.

Cosi' struggenti ai tuoi occhi.

Così immortali al tuo sorriso.

sabato 14 giugno 2014

Tu non mi troverai (a Luca Canali)



Tu non mi troverai
lungo l'argine 
di questo fiume.
Forse mi troverai 
appeso ad un lampione
di una vecchia città
laddove anche Cristo
avrebbe difficoltà
a respirare l'amaro
di un tormento mai morto.
Forse sarà l'ultima
ninnananna
che declamero' nel pantano
della mia poesia. 

    ( a Luca Canali)

mercoledì 11 giugno 2014

E' morto il poeta e scrittore Luca Canali




E' morto il poeta LUCA CANALI uno dei miei autori preferiti.

....tratto dall'articolo di ALESSANDRO PIPERNO del Corriere della Sera.

Anni fa, imbattendomi in «Qualcosa è cambiato» — uno spassoso film in cui Jack Nicholson veste i panni di uno scrittore recluso che cerca di esorcizzare coazioni nevrotiche di ogni sorta attraverso la pratica non meno compulsiva della scrittura — pensai a Luca Canali. Per me un caro amico, appena scomparso, una specie di mentore, a suo modo un impareggiabile maestro di stile.

Ricordo che gliene parlai, e gli dissi anche che il vecchio Jack alla fine del film se la cavava piuttosto bene: Hollywood sa come chiudere in bellezza le sue fiabe e ricompensare i suoi eroi. «Qualcosa è cambiato? — disse lui contrariato — beh, mi sa che per me non cambierà un bel niente». Era piuttosto irritato che paragonassi una commedia sentimentale alla sua vita. Non ne parlerei in modo così impudico — del disagio psichico, intendo — se esso non fosse il tema dominante di tutta la narrativa e dell’intera esistenza di Luca Canali. Una volta mi disse che, a dispetto di quello che pensano certi romantici ciarlatani, nulla è meno creativo del disagio psichico. E parlava (come al solito) con cognizione di causa. A quarant’anni Luca Canali era un uomo bellissimo, un disincantato libertino, alle spalle la Resistenza e una militanza tosta nel Pci (quando essere comunisti era roba seria) finita con un’abiura dopo i fatti di Ungheria.

Una solennità baudelairiana

Allievo riottoso e dissidente di Paratore, era da poco diventato ordinario di Letteratura latina. Frattanto aveva già iniziato la sua formidabile carriera di traduttore (Cesare, Catullo, Lucrezio...). Un suo libro bizzarro, La resistenza impura, era stato pubblicamente elogiato da Montale. Inoltre, Canali aveva prestato la sua consulenza a Fellini che stava girando il Satyricon. Poi il crollo, i ricoveri, la lunga clausura nelle tenebre dello spirito. Quando lo conobbi questa era già storia. Alla quale aveva dedicato tre libri spudorati: Autobiografia di un baro, Amate ombre e Spezzare l’assedio. Tre titoli, converrete con me, bellissimi. Che dicono tutto di Canali. Il suo desiderio di auto-calunniarsi, la sua nostalgia straziante per chi non c’è più e la lotta per liberarsi dall’assedio della malattia. Il modo attraverso il quale Canali teneva a bada tutto questo caos era la sintassi. Deliberatamente ispirata a quella latina, la sintassi di Canali conferiva alla prosa una specie di solennità baudelairiana. Un assaggio? All’inizio di un racconto si sta rivolgendo direttamente a un amico morto, di nome Pietro: «Pietro, tu eri Pietro, ma sulla tua pietra nessuno edificherà la sua chiesa. All’amico venuto in città dal suo regno di provincia per indiscutibili impegni familiari e industriali, oltre che come sempre ognuno per chi sa quale oscuro eterodosso miraggio, e certo per rintracciare passi e amici perduti, mi sono dimenticato di dire di te, che non eri più sulla terra, ma sotto, parallelo a tanti altri, orizzontale, a decomporti con il lombrico, la buccia di patata, il seme d’orzo, l’orina del randagio».

Eccolo qui, Canali allo stato puro

C’è tutto il suo materialismo, c’è l’orrore per la decomposizione. C’è l’involuzione sintattica al servizio di un pensiero disperato. Il lessico preciso e brutale. C’è l’immaginazione macabra smussata dalla pietà e dalla tenerezza. C’è, anche se dietro le quinte, la sua Roma. Una specie di sintesi tra la Roma di Augusto e quella degli artisti di via Margutta. Il cinismo, la violenza, il sesso. Tutto mescolato. Nella mia vita non ho mai incontrato un uomo più consapevolmente (vorrei dire virilmente, se non suonasse sessista) disperato di Luca Canali. La vita non ha senso. E neppure la morte ce l’ha. Dio non esiste. Il Diavolo fa ridere i polli. La sola verità è il corpo e la materia. È tutto lì. Non c’è altro. Non a caso Canali venerava Lucrezio, Leopardi e Joyce. Non che avessero qualcosa in comune (o forse sì), ma certo tutti e tre, e ciascuno in modo diverso, coltivavano un’idea non proprio idilliaca della condizione umana. È un vero peccato che Canali abbia scritto così tanto. Che non sia riuscito a disciplinarsi. E che con il tempo la sua vena si sia così opacizzata. Del resto, era lui a dirlo: la malattia, la clausura non insegnano niente, neppure a uno scrittore. Se si fosse meglio amministrato, se non avesse usato la scrittura per colmare quel gigantesco buco, forse oggi i suoi scritti migliori sarebbero inseriti nelle più selettive antologie del Secondo Dopoguerra. Ma dopotutto chi se ne frega delle antologie?

Alcuni poemi....   METASTASI
La mia vita aveva radici
avvelenate. Ora che non ho
più vita, ma una sequela
di giornate slegate, allucinate,
il veleno è passato
nella mia voce altezzosa
o in apparenza dimessa.
Non prendetela
dunque sul serio, è solo
una foce di rivi
inquinati da amore
di arido falansterio o da odio
dolente d’integri vivi.


RINASCITA


Dimesso il pensiero
d’un addio alla vita, ho voglia
di giocare anch’io nel bene
e nel male la mia esistenziale
partita, di guardare sereno
da una soglia.

SCADENZA

Sul loro consueto muretto
i vecchi pensionati leggono
il giornale, sereni, eppure
la morte li sfiora, quasi
li rende sacri, ed essi
ne apprendono i connotati dai
quotidiani massacri.


DOMITILLA

Un'ombra di
smarrimento e di resa velava
i tuoi occhi mentre
mi cavalcavi selvaggia
e maliosa,
ma solo in apparenza
vittoriosa. La gloria
di donarti e di essere tu soprattutto
ad amare era
in realtà la tua vera
vittoria.


SENZA SCAMPO

Non avevo speranze,
ora non ho più neanche
nostalgie, vivo
nel presente, macigno
d’inutilità, cigno
prigioniero senza canzoni
di libertà o guiderdoni
perversi di virile
banalità.








Segreto di luce


            San Benedetto del Tronto (by e.m.)





Lento è il cammino di questa luce.

Un profilo rasenta i giochi
diffusi tra labbra e mani silenti.

Azzurra è la distesa del mare
che fuoriesce dalla notte trascorsa,
laddove l’intreccio di onde marine
cesellano cristalli salmastri.

Qui rinasce l’immenso vivere.

La celebrazione del vivo respiro
che seduce le spirali della mia anima.

In silenzio tendo le mani
e resto ai bordi della scogliera
contemplando nuvole di fantasmi
che ondeggiano ubriache nell'infinito.

Immortali fotogrammi
che asciugano i tuoi occhi colmi d'amore.





giovedì 5 giugno 2014

L'unico volto d'amore




Era il crepitio del cuore
la sola fessura 
che lentamente s’apriva
alla follia delle mie paure.

Silenziose.
Omertose.
E mai un riflesso,
uno specchio,
una pozzanghera,
una sola goccia di rugiada
dove immaginare
l’unico volto d’amore.

Di contro le sole rocce,
gli scogli d’un mare in tempesta
m’apparivano sul volto della luna.

Aride le speranze del tempo
che sovrastano l’infinito.

Non vi è consonate
nello spartito della vita.

Un diario senz’alcun respiro
narra l’esodo del pianto
e tu non sai,…non sai
le mie estenuanti attese
nelle spirali d’un abisso profondo.

E tu, fà che non sia piu’ notte.
Basterà il profumo delle tue labbra.